II decreto sulle semplificazioni sembra introdurre l’imposta di bollo sui conti deposito dello 0,1% dal 2012 (0,15% dal 2013).
Bollo sui conti deposito oggi
I conti di deposito finora non sono soggetti né al maxibollo sugli estratti conto (in quanto riguarda solo il conto corrente di corrispondenza), né a quello sulle comunicazioni relative al deposito di titoli. Anche le variazioni di dicembre non hanno intaccato questo principio.
In realtà su depositi a risparmio esiste un bollo ma di ammontare limitato, per tale ragione spesso questa spesa viene pagata dalle banche:
- 14,62 euro una tantum alla sottoscrizione del contratto
- 1,81 euro per ogni rendicontazione purché il saldo superi 77,47 euro (per questo le banche fanno una rendicontazione annuale. E sempre per questo non fanno chiudere i depositi con pochi euro).
Inoltre, per i depositi regolati in conto corrente, secondo l’Agenzia delle entrate (risoluzione n. 160/E del 2005 e n. 59/E del 2005) e l’Abi (circolare n. 27 del 1994; Parere n. 139) poteva operare l’effetto sostitutivo del maxibollo assolto sull’estratto del conto corrente, con l’effetto che la relativa (eventuale) imposta di bollo si prestava ad essere considerata “sostituita” da quella applicata sull’estratto di conto corrente.
Modifica imposte dei conti deposito
Il decreto sulle semplificazioni ha riformulato l’art. 13, comma 2-ter della tariffa allegata alla legge di bollo (Dpr 632/72).
Il vecchio testo riportava:
2-ter. Le comunicazioni relative ai prodotti e agli strumenti finanziari, anche non soggetti ad obbligo di deposito, ad esclusione dei fondi pensione e dei fondi sanitari.
Per ogni esemplare, sul complessivo valore di mercato o, in mancanza, sul valore nominale o di rimborso.
Il nuovo testo così come riportato dal Decreto di Semplificazione Fiscale:
Le comunicazioni periodiche alla clientela relative a prodotti finanziari, anche non soggetti ad obbligo di deposito, ivi compresi i depositi bancari e postali anche se rappresentati da certificati. L’imposta non è dovuta per le comunicazioni ricevute ed emesse dai fondi pensione e dai fondi sanitari.
La vera novità quindi è quanto riportato in grassetto. Stando a quanto scritto rientrerebbero nell’imposta di bollo anche i conti di deposito che sono contrattualmente dei depositi a risparmio libero o vincolato. A riprova si prenda il foglio informativo del più noto deposito che riporta testualmente “Conto Arancio è un deposito a risparmio libero”.
Come riportato oggi sul Sole 24 Ore (stranamente la notizia finora è rimasta nascosta fra le tante novità del Decreto):
“La modifica è rilevante, posto che appare chiara l’intenzione di assoggettare al prelievo la più ampia categoria di attività finanziarie prevista dall’art. 1, lett. u) del Tuf, che individua come «prodotti finanziari» gli «strumenti finanziari» (valori mobiliari, quote di Oicr, etc.) e ogni altra forma di investimento di natura finanziaria. Inoltre, poiché la stessa lett. u) prevede espressamente che non costituiscono prodotti finanziari i depositi bancari o postali (non rappresentati da strumenti finanziari, vale a dire, non cartolarizzati), il provvedimento allarga il presupposto includendo i depositi bancari e postali e i certificati di deposito”.
Ipotesi sull’applicazione della tassa ai depositi
Che sui conti deposito sarebbe stato introdotto prima o poi il bollo c’era da giurarsi visto le polemiche di alcune banche e dell’ANASF: questo prodotto infatti già era migliore delle tante “ciofeche” vendute da promotori e bancari e godeva pure di essere l’unico prodotto finanziario esente da bollo. Era evidente come la sua esenzione fosse più frutto di una svista, ma si sperava che questa sarebbe stata corretta solo con la nuova manovra di fine anno.
Ma attenzione, anche se fosse introdotto il bollo questo non cambierebbe nulla, almeno nel breve.
Anzitutto nei fogli informativi delle banche c’è solitamente scritto “Bollo vigente a carico della banca”. E’ il caso di Conto Arancio o InMediolanum. Insomma, anche in questo caso la banca deve far fronte alla spesa. Sarebbe stato diverso se la Banca non avesse scritto nulla o avesse riportato “bollo esente”. In questo caso visto che hanno voluto evidenziare che se ne facevano carico, anche le variazioni dell’imposta rimarranno a loro carico.
Ovviamente la banca potrebbe cambiare la regola. In questo caso sarà dato al cliente un preavviso di almeno due mesi per recedere alle vecchie condizioni (e ai tassi stabiliti senza perdita di interessi). Future variazioni dipenderanno più dalle politiche commerciali delle banche. Considerando l’importo dello 0,1% del bollo, il buon senso dice che le banche potrebbero continuare a farsi carico dell’imposta (in effetti è come se Conto Arancio pagasse 4,30% invece di 4,20%). Potrebbero però esserci eccezioni per importi bassi, soprattutto i classici depositi lasciati aperti con pochi euro che a questo punto pagherebbero il bollo minimo di 34,2 euro. E’ infatti evidente che per le banche tali depositi diventerebbero ora solo una perdita.
E’ in ogni caso improbabile che una futura variazione delle regole sul Bollo venga apportata dalle banche ai conti vincolati già in corso, mentre potrebbe esser introdotta per i depositi liberi e i nuovi vincolati. Per questo se si sta pensando di aprire un deposito, la soluzione migliore è aprire e vincolare subito sapendo che tra entrata in vigore del Decreto e recepimento delle banche passerà diverso tempo. In ogni caso, come detto, i conti deposito rimarranno il migliore strumento di investimento a breve termine offrendo rendimenti superiori a Bot, conti correnti, buoni postali, certificati di deposito bancari, pronti contro termine delle banche etc.
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