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Tasso zero sul conto corrente, cosa fare?

Nonostante il forte rialzo dei tassi di interesse, quasi tutte le banche tradizionali hanno lasciato il conto corrente a tasso zero. Da qui anche gli straordinari utili conseguiti dalle banche negli ultimi due anni. E purtroppo questo fa capire come in fondo le banche stiano facendo bene a non aumentare i tassi sui loro prodotti, finché appunto i risparmiatori rimarranno passivi lasciandovi i loro soldi nonostante le tante opportunità ora presenti sul mercato. Non mi riferisco solo ai conti deposito di cui in questo blog potete trovar varie offerte (non ci sono più i tassi superiori al 5% di fine 2023 ma ancora si possono spuntare rendimenti superiori al 4% anche su scadenze non lunghe) ma anche ai titoli di Stato, dai Bot ai Btp.

In proposito riporto un articolo ripreso dal Sole 24 Ore che spiega il successo del Btp Valore anche nella politica dei tassi a zero delle banche. Concordo su questo con l’articolo, un po’ meno sull’eccesso di ottimismo. Purtroppo le banche italiane sono ancora in grado di condizionare troppo e soprattutto in maniera poco efficiente le scelte di investimento dei loro clienti. Per questo devi renderti un minimo autonomo, oggi puoi anche investire in prodotti poco rischiosi come depositi e titoli di stato con ottimi rendimenti.

I motivi del successo del Btp Valore e Btp Italia

Se le emissioni di titoli di Stato italiani rivolti al pubblico, come il BTp Valore e il BTp Italia, stanno ottenendo un notevole successo tra i risparmiatori, ciò è in parte attribuibile in modo paradossale alle decisioni delle banche. La scelta di trasferire solo una minima parte dell’incremento dei tassi di interesse sui depositi ai clienti rende più attraenti i rendimenti dei titoli pubblici, nonostante siano strumenti di investimento e non di liquidità.

Dopo un decennio di tassi vicini allo zero, lo Stato torna a essere un concorrente nella raccolta dei fondi, mettendo a dura prova le banche che vedono diminuire i depositi a causa delle scarse remunerazioni offerte: a gennaio, secondo i dati dell’Abi, il tasso medio sui conti correnti era appena dello 0,55% annuo. Mentre molti risparmiatori confrontano i rendimenti del BTp Valore, è importante notare che il conto corrente è uno strumento di liquidità connesso a servizi bancari. Un confronto più adeguato sarebbe con i rendimenti dei titoli di Stato a breve e media scadenza rispetto ai depositi vincolati delle banche (certificati di deposito), che a gennaio offrivano un tasso del 3,83% secondo i dati Abi.

Il costo complessivo della raccolta sta quindi aumentando, anche se il tasso medio su vari tipi di depositi è attualmente allo 0,99%. La concorrenza dei titoli pubblici e corporate sta causando una riduzione dei depositi bancari, con un calo del 2% a gennaio, dopo il -3,1% di dicembre, come previsto dalla Vigilanza. Questo trend sembra destinato a continuare, sia a causa dell’afflusso di risparmiatori verso i titoli di Stato sia per la diminuzione dei depositi corporate accumulati durante la pandemia. A ciò si aggiunge l’ultima fase dei rimborsi alla BCE per i finanziamenti straordinari concessi tramite Tltro 3, con le banche italiane che dovranno restituire circa il 51% dei 152 miliardi ancora in essere (circa 77 miliardi) entro marzo.

Considerando tutte queste variabili, sorge la domanda se ci sia un problema di liquidità per le banche in prospettiva. Per le banche di grandi e medie dimensioni, sia la Vigilanza BCE che la Banca d’Italia assicurano che non ci sono preoccupazioni, poiché la raccolta è ben diversificata e le banche dispongono di elevati attivi utilizzabili per i finanziamenti alla BCE. Tuttavia, per le banche di minori dimensioni, la Banca d’Italia sta richiedendo dettagliati piani di finanziamento per i prossimi anni, poiché la Vigilanza sta valutando l’accuratezza e l’affidabilità di tali piani, con particolare attenzione alle banche con una minore diversificazione nella raccolta. Va notato che l’incremento dei tassi non porta gli stessi benefici a tutti.

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